Quando
si parla di computer ci si può riferire ad una ampia gamma di oggetti: dai
grandi elaboratori che occupano intere stanze alle agendine elettroniche. E’
stata tuttavia l'introduzione dei PC (i personal computer) negli anni '80 a
rendere familiare e ormai di uso quotidiano l'informatica: il primo PC fu un IBM
dell'81, cui seguirono i cosiddetti "IBM compatibili", ossia computer
costruiti da società diverse da IBM ma funzionanti con tutti i programmi che giravano
sui PC IBM. Oggi l'impronta iniziale di IBM è talmente sfumata che non si parla
più di compatibilità, gli standard sono mutati rapidamente, le generazioni di
computer si sono succedute con ritmi sempre più veloci: si pensi soltanto che
il primo (costosissimo) IBM era molto meno potente del più economico PC
presente oggi sul mercato.
Prima di parlare dei singoli componenti di un
computer, bisogna innanzitutto chiarire la differenza tra hardware e software:
l'hardware è l'insieme di dispositivi
fisici di un computer, ossia l'unità centrale, il monitor, la tastiera, il
mouse, la stampante, i dischetti;
il software è dato dall'insieme dei
programmi che permettono il funzionamento dell'hardware. Parlando di software
occorre fare un'ulteriore distinzione tra sistemi operativi e programmi
applicativi: i sistemi operativi rappresentano quei particolari programmi che
vengono caricati per prima nei PC e che controllano il funzionamento interno del
sistema, nonché le periferiche dell'elaboratore (stampanti, modem, scanner…);
i programmi applicativi sono invece quelli che vengono caricati successivamente
e presentano un'utilità particolare per l'utente: si tratta di volta in volta
di programmi di video scrittura, fogli elettronici, archivi di dati, grafica,
solo per citare i più comuni.
1 - Gli elementi
hardware
Gli elementi hardware di un PC possono essere
classificati in due grandi categorie: l’unità centrale e le unità
periferiche. L’unità centrale è un contenitore all’interno del quale sono
alloggiati i componenti più importanti di un computer, quelli cioè che hanno
il compito di immagazzinare ed elaborare i dati. Le unità periferiche (dette device
in inglese), sono elementi hardware che permettono la comunicazione del computer
con l’esterno.
1.1 L’unità
centrale
L'unità centrale, il cuore del
computer, consiste in un contenitore metallico all'interno del quale sono
alloggiate le unità di disco (unità di floppy disk, di CD-Rom e di disco
fisso), la fonte di alimentazione e la scheda madre.
Dischi e Unità dischi
Prima di parlare di dischi occorre fare un
cenno alle unità di misura utilizzate per definire la loro capacità. La
cultura occidentale utilizza il sistema di numerazione decimale (ossia quello
basato su dieci numeri, da 0 a 9), mentre i computer si basano su un sistema di
numerazione binario, basato su due valori: 0 e 1. Ciò per un motivo
fondamentale: gli elaboratori sono costituiti fondamentalmente da un insieme di
circuiti elettronici che conosce solo due possibili stati: acceso (c'è
corrente) o spento (non c'è corrente); inoltre con il sistema binario è
possibile rappresentare gli stessi numeri di qualsiasi altro sistema di
numerazione, solo occorrono più cifre (sequenze più lunghe di valori 0 e 1)
per rappresentare lo stesso numero (si veda a fianco l'elenco dei primi 11
numeri del sistema binario corrispondenti a quelli del sistema decimale).
Decimale
Binario
1
0
2
1
3
10
4
11
5
100
6
101
7
110
8
111
9
1000
10
1001
Ogni digitazione binaria è detta bit
(dall'inglese binary digit), che può avere, come si
è detto, due valori: 0 o 1. In informatica si lavora a livello di byte,
ossia gruppi di 8 bit in sequenza: con un byte si può rappresentare qualsiasi
carattere del codice ASCII, sia esso una lettera, un numero o un carattere
speciale.
Il codice ASCII (American Standard Code for
Information Interchange) è un insieme di 256 caratteri, ciascuno dei quali
è la "traduzione" nel sistema binario di tutti i caratteri
alfanumerici e dei simboli utilizzati nei PC (256 è esattamente il numero delle
combinazioni dei valori 0 e 1, presi 8 alla volta). Ad esempio, il carattere
"C" maiuscolo ha codice ASCII 67, il numero "9" ha codice
ASCII 57, e così via. Se premiamo il tasto ALT e, mantenendo la pressione,
digitiamo uno qualsiasi dei numeri da 0 a 256, al rilascio del tasto ALT apparirà
un carattere (ad eccezione dei codici da 1 a 31 che corrispondono a codici di
controllo e non appaiono sullo schermo).
I byte vengono utilizzati, tra l'altro, per
misurare la capacità di memoria dei dischi: si parla, a tal proposito, di
Kilobyte, Megabyte, Gigabyte e Terabyte (si veda lo specchietto riassuntivo):
Unità
simbolo
equivale a:
bit
può
assumere i valori 0 o 1
Byte
8
bit
Kilobyte
K,
KB
1024
byte
Megabyte
MB
1024
KB
Gigabyte
GB
1024
MB
Terabyte
TB
1024
GB
I dischi sono strumenti atti ad
immagazzinare dati e a renderli disponibili su richiesta dell'utente. Possiamo
distinguere tre tipi di dischi: dischi fissi, floppy disk e compact disk
(CD-Rom).
I dischi fissi (hard disk) e i floppy disk sono
dispositivi magnetici cui è possibile accedere tramite un'apposita testina di
lettura/scrittura, mentre il CD è un disco di plastica del tutto uguale ai CD
musicali, anche per quanto riguarda il sistema di lettura che avviene mediante
raggio laser.
Il floppy disk è una lamina magnetica
inserita in un involucro di plastica. La sua superficie è divisa in tracce,
paragonabili a cerchi concentrici, che a loro volta si dividono in settori;
un disco fisso è costituito da un insieme di dischi magnetici impilati
uno sull'altro e racchiusi dentro un contenitore metallico. Tra un disco fisso e
un floppy ci sono tre fondamentali differenze:
il floppy
disk è removibile dall'unità di lettura/scrittura: si può introdurre ed
estrarre dall'unità centrale secondo l'uso; il disco fisso, invece, è
inamovibile dal suo alloggiamento nell'unità centrale del PC;
i floppy
disk hanno generalmente una capacità massima di quasi 3 Megabyte, mentre un
disco fisso può arrivare a diversi Gigabyte;
i dischi
fissi sono più veloci dei floppy disk, questo perché per poter accedere
(per scrivere o per leggere) ad un disco occorre che questo giri ad una
certa velocità, e mentre il disco fisso è in movimento fin dal momento
dell'accensione del computer, per leggere qualcosa da un floppy bisogna che
questo si metta in movimento e che raggiunga una certa velocità.
I floppy disk attualmente utilizzati sono quelli
da 3½' (3 pollici e mezzo), mentre quelli da 5¼ pollici, il primo tipo
di floppy in commercio, costituiscono oggi poco più di una curiosità storica.
Ve ne sono diversi tipi, ciascuno caratterizzato da una certa densità (la
densità indica la capacità di incidere più o meno informazioni nella stessa
superficie di disco):
floppy
disk a densità doppia (DD: double density), hanno una capacità di 720K, e
presentano un piccolo foro richiudibile posto nella parte inferiore
sinistra;
floppy
disk a densità alta (HD: high density), hanno una capacità di 1,44MB e
sono riconoscibili, rispetto a quelli DD, da un foro in più nella parte
inferiore destra e dalle lettere HD incise nella parte superiore;
floppy
disk a densità extra (ED: extra density), dalla capacità di 2,88MB: sono
esteriormente del tutto simili a quelli HD, con l'unica differenza di avere
la scritta ED.
A questo punto, chiariamo il significato dei fori
presenti nella parte inferiore dei dischi: quello richiudibile da una
finestrella scorrevole, presente in tutti i tipi di disco, ha una funzione di
protezione del contenuto del floppy disk: quando la finestrella è aperta, la
protezione è attivata e sul disco non vi si può scrivere, ma soltanto leggere
i dati; se il foro è chiuso possiamo sia leggere i dati che modificarli,
inserire nuovi dati, ecc. In generale si consiglia di attivare la protezione per
quei dischi che contengono informazioni importanti che non si può rischiare di
perdere accidentalmente, come per esempio le copie di sicurezza di file che si
desidera conservare.
L'altro foro, presente solo dei floppy HD e ED, ha
la funzione di permettere all'elaboratore di distinguere i floppy disk da 720K
da quelli di 1,44MB di 2,88MB attraverso un sensore ottico.
Il CD-Rom è un dispositivo di sola
lettura: l'utente può eseguire i programmi registrati nel disco, senza potervi
scrivere sopra, esattamente come un floppy disk protetto dalla scrittura. La
capacità di un CD-Rom è notevole: può immagazzinare dati per centinaia di MB,
per questo motivo sono usati principalmente come archivi di documenti,
dizionari, libri, oltre che, naturalmente, per commercializzare programmi di
grandi dimensioni. Il vantaggio di usare i CD invece dei floppy in questo caso
è evidente: risulta molto più pratico, comodo e conveniente consegnare un
unico CD-Rom che una collezione di decine e decine di floppy; per non dire della
comodità di installazione, dal momento che l'utente non è costretto ad
inserire continuamente dischetti. Infine, con il CD-Rom non si è in presenza di
una testina che entra in contatto con una superficie, come per i dischi
magnetici (floppy e disco fisso), ma di un raggio laser che legge a distanza:
così non esiste neanche una vaga possibilità che la superficie del disco si
logori per l'uso.
Le unità di disco rappresentano gli
alloggiamenti per i dischi, sia i floppy, che i CD, che l'hard disk, nonché il
dispositivo atto a leggere le informazioni ivi contenute.
Così come esistono diversi tipi di floppy,
abbiamo altrettanti tipi di unità di disco, ognuno con caratteristiche diverse.
In generale possiamo dire che tra le unità e i relativi dischetti si stabilisce
una compatibilità ascendente, nel senso che le unità ad alta densità possono
lavorare con dischi sia ad alta che a doppia densità, mentre le unità a densità
doppia possono lavorare solo con dischi di densità uguale. Le unità a densità
extra sono le più versatili, in quanto riconoscono floppy disk da 720K, da
1,44MB e da 2,88MB.
Le unità CD-Rom sono in grado di leggere compact
disk sia di dati che di musica (grazie ad un'apposita uscita audio) e si
comportano esattamente come le unità di disco fisso: l'utente può eseguire i
programmi immagazzinati nel disco (può copiare i file dal CD-Rom al disco
fisso), senza però poter scrivere in esso.
Sulla
fonte di alimentazione basta dire che ha il compito di fornire corrente
elettrica agli altri dispositivi dell'unità centrale, la scheda principale e le
unità di disco; essa è fornita di un ventilatore per diminuire il calore
disperso dai circuiti elettronici della scheda principale.
Scheda madre
La scheda madre, è una scheda di circuiti
integrati (chip) che collega tutti i componenti dell'elaboratore. I componenti
fondamentali di una scheda madre sono, a grandi linee, il microprocessore, la
memoria e gli alloggiamenti di espansione.
Il microprocessore (indicato spesso con la
sigla CPU, dall'inglese Central Process Unit, ossia Unità
Centrale di Elaborazione), costituisce il vero e proprio cervello del computer,
in quanto tutti i dati immessi devono passare obbligatoriamente per il
microprocessore in modo da essere elaborati: esso è composto da una unità di
controllo che interpreta le istruzioni da eseguire, una unità aritmetico-logica
che esegue le operazioni matematiche o logiche e una zona di immagazzinamento
dove vengono custoditi i dati in fase di elaborazione.
Esistono diversi tipi di microprocessore, ciascuno
caratterizzato da una potenza diversa e da una maggiore o minore velocità di
esecuzione: se l'utente desidera aumentare la velocità del proprio computer non
è costretto a cambiare tutta la scheda madre, basta che tolga il
microprocessore dallo zoccolo nel quale è inserito e ne metta un altro più
potente in uno zoccolo extra chiamato Overdrive. Prima di descrivere
brevemente i vari tipi di microprocessore, è necessario parlare di memoria.
Il concetto di memoria è semplice: un
microprocessore non riceve i dati direttamente dalla tastiera, né li invia
direttamente sullo schermo, ma esiste una zona di immagazzinamento temporaneo,
la memoria RAM, che serve come luogo di passaggio obbligatorio per accedere al
microprocessore. In realtà, quando si parla di memoria occorre fare riferimento
a due tipi di memoria, la memoria RAM e la memoria ROM.
La RAM (Random Access Memory,
memoria ad accesso casuale) è un tipo di memoria volatile di lettura e di
scrittura: "volatile" significa che il suo contenuto si perde non
appena si spegne il computer; l'espressione "di lettura e scrittura"
indica che l'utente può leggervi e può scrivervi (cioè caricarvi dati) quante
volte vuole. La RAM è in altre parole una memoria di lavoro: tutte le volte che
si esegue un programma, il sistema operativo carica il suo contenuto dal disco
nella memoria RAM, e da quel momento in poi si può lavorare con quel programma.
Prima di spegnere il computer occorre naturalmente "salvare" il
lavoro, cioè copiarlo su un disco, se non si vuole perderne il contenuto.
La ROM (Read-Only Memory, memoria di
sola lettura) è una memoria non volatile di sola lettura. Dunque si tratta di
memoria non volatile, in quanto i programmi non si perdono a computer spento ma
restano impressi nei chip ROM per sempre (tranne che non li si cancelli a bella
posta); inoltre le informazioni in essa contenute sono immodificabili da parte
dell'utente, il quale può soltanto leggere (ed eseguire) i programmi, ma non può
scriverci sopra.
La memoria RAM viene utilizzata per eseguire i
programmi applicativi, poiché l'utente "scrive" (cioè carica) il
programma che desidera utilizzare in memoria tutte le volte che si rende
necessario. La memoria ROM invece è ideale per memorizzare le routine di base a
livello di hardware, per esempio il programma di inizializzazione che fa partire
il computer e gestisce il controllo della memoria e dei dispositivi presenti:
quando si accende un computer, questo programma è il primo che si avvia e cerca
subito un sistema operativo nel disco fisso, cedendogli il controllo appena lo
trova. È evidente il disastro causato da un caricamento di un simile programma
sulla memoria RAM: allo spegnimento del computer, il programma di
inizializzazione andrebbe perso e alla successiva accensione nessun programma
sarebbe in grado di far partire l'elaboratore.
Gli alloggiamenti di espansione sono
zoccoli longitudinali dove si possono installare schede per aumentare le
prestazioni del sistema, e rappresentano un metodo alternativo per aggiungere
nuovi dispositivi hardware al computer, rispetto al collegamento del dispositivo
ad una porta o interfaccia dell'elaboratore.
A questo punto possiamo descrivere lo schema
generale di funzionamento di un computer: la tastiera e il mouse sono
dispositivi di input, servono cioè ad introdurre dati; il monitor e la
stampante sono dispositivi di output, presentano all'utente i risultati
generati dal computer; la memoria RAM e i dischi hanno il compito di conservare
i dati, in forma temporanea o permanente; il microprocessore, infine, è il
cervello che coordina e controlla tutte le operazioni. Il flusso di dati è
unidirezionale dalla tastiera alla memoria RAM e da quest'ultima al monitor,
mentre è bidirezionale tra RAM e dischi e tra microprocessore e RAM: in ogni
caso è importante notare come qualsiasi flusso di dati passi per la memoria RAM
affinché, da lì, possa essere letto ed elaborato dal microprocessore.
Riteniamo opportuno, adesso, chiarire alcuni
aspetti relativi al funzionamento alla memoria e alla sua interazione col
microprocessore. La memoria RAM è formata da migliaia e migliaia di piccole
celle di memoria, ciascuna con capacità di un byte, ossia, come si è detto,
una sequenza di 8 bit che, opportunamente combinati tra loro, possono
rappresentare uno qualsiasi dei 256 caratteri ASCII. Ogni cella di memoria si
identifica tramite un indirizzo, allo stesso modo in cui ogni casa in cui
abitiamo è identificata in maniera univoca da un indirizzo e da un numero. Il
numero di celle che esistono in un computer dipende ovviamente dal numero di
chip installati, ma la capacità complessiva dipende anche dal numero di
indirizzi di celle che il computer riesce a definire.
Per definire gli indirizzi delle celle il computer
utilizza il bus di indirizzi: questo è costituito da un certo numero di
linee di 1 bit ognuna, attraverso le quali viaggiano in parallelo gli indirizzi
di
memoria.
Per specificare un indirizzo di memoria si invia 1 bit alla volta per tutte le
linee e il numero che ne risulta è l'indirizzo di memoria. Per esempio,
immaginiamo che un computer invii in un certo momento il bus di indirizzi di 8
bit che si vede a lato (cioè di 8 linee di 1 bit ognuna): ogni linea invia 1
bit (uno 0 o un 1) e l'indirizzo che ne risulta è 10000011, che corrisponde al
valore decimale 67.
In altre parole, 10000011 è l'indirizzo della
cella di memoria 67, la quale immagazzinerà un dato valore: è importante
notare la differenza tra l'indirizzo di una cella di memoria (che
identifica la posizione della cella nel complesso delle celle di memoria) ed il contenuto
della cella (ossia uno dei 256 byte).
Immaginiamo adesso che un computer disponga di un
bus di indirizzi di 2 linee: con sole 2 linee di 1 bit, il computer può fare
riferimento solo a 4 indirizzi di celle per volta: 00, 01, 10 e 11. E se ci sono
solo 4 indirizzi, si può accedere solamente a 4 celle di memoria di 1 byte; cioè
si può accedere a 4 byte, malgrado la presenza di una memoria RAM, per dire, di
8MB.
È chiaro che non esistono computer con un bus di
indirizzi di 2 linee, ma l'esempio appena mostrato ci dice una cosa molto
importante: una memoria capace non è sufficiente, in quanto, affinché questa
possa essere interamente utilizzata dal computer, occorre anche un adeguato bus
di indirizzi.
Dal momento che per ogni linea del bus possono
passare solo due valori (0 e 1), il numero massimo di indirizzi di n
linee corrisponde al numero di combinazioni di 2 elementi presi a n a n,
cioè 2 elevato a n (2n): se il bus di indirizzi ha 2 bit, il numero
massimo di indirizzi è pari a 4 (22); se ha 3 bit, il numero massimo
di indirizzi è 8 (23), ecc.
Una delle principali differenze tra i
microprocessori riguarda proprio il numero di linee del bus di indirizzi, e
l'evoluzione dei microprocessori ha riguardato in primo luogo il bus di
indirizzi.
Il microprocessore 8086 (ed anche l'8088)
aveva un bus di indirizzi di 20 bit (20 linee di 1 bit), sicché il numero
massimo di indirizzi che si potevano identificare era 1.048.576 (220),
vale a dire 1024K (1MB, se si preferisce). Si può dire, grosso modo, che
i 1024K si dividono in due blocchi: i primi 640K - da 0 a 640K - si chiamano
memoria convenzionale e i rimanenti 384K - da 640K a 1024K - si chiamano memoria
superiore (vedremo più avanti il significato di questi diversi tipi di
memoria).
La seconda generazione di microprocessori, i 286,
hanno un bus di indirizzi di 24 bit, il che permette di gestire 16MB di memoria
(224 = 16.777.216): i primi 1024K si suddividono come sopra; la
memoria tra 1024K e i 16MB viene denominata memoria estesa (vedi lo schema alla
pagina seguente).
Il microprocessore 386DX ha un bus di
indirizzi di 32 bit, con il quale si possono indirizzare fino a 4096MB di
memoria (232). Anche in questo caso la memoria che eccede i 1024K è
detta memoria estesa. Il 386SX è pensato come soluzione intermedia tra
il 286 e il 386DX: dal punto di vista delle applicazioni eseguibili è del tutto
uguale al 386DX, solo ha una velocità inferiore ed una memoria massima
indirizzabile di 16MB: da quest'ultimo punto di vista è assimilabile al 286.
Il 486, presentato nel 1991, è anch'esso
un microprocessore a 32 bit, ma ha una velocità e una potenza notevolmente
maggiori rispetto al 386 in quanto incorpora un coprocessore matematico,
cioè uno speciale chip che si occupa di svolgere ad alta velocità le
operazioni matematiche, alleggerendo il lavoro del microprocessore centrale.
Schema generale della mappa di memoria di un computer
16 MB
Memoria
Estesa
4096 MB
Memoria
Estesa
Memoria
Superiore
1024 k
Memoria
Superiore
1024 k
Memoria
Superiore
1024 k
Memoria
Convenzionale
640 k
0 k
Memoria
Convenzionale
640 k
0 k
Memoria
Convenzionale
640 k
0 k
8086
286
386
SX
386 DX
486
Anche il Pentium, la quinta generazione dei
microprocessori, è a 32 bit; anch'esso incorpora un coprocessore matematico, ma
integra più di 3 milioni di transistor, contro il milione e mezzo circa del 486
e i 28.000 dell'8086.
Abbiamo visto che la memoria si classifica in tipi
diversi secondo il suo posizionamento nella mappa generale della memoria:
Memoria
convenzionale: la divisione dei primi 1024K di memoria in m.
convenzionale e m. superiore si deve ai progettisti del microprocessore
8086, i quali, non immaginando che 1024K sarebbero ben presto diventati
insufficienti, decisero di dedicare il primo blocco di memoria (da 0K a
640K) all'esecuzione dei programmi dell'utente, destinando il rimanente
blocco di 384K ai dati del sistema necessari per il suo corretto
funzionamento. Tutti i dati del DOS si eseguono sempre in memoria
convenzionale (DOS sta per Disk Operative System, ed è uno dei più
utilizzati sistemi operativi; se ne parlerà più avanti a proposito di
software).
Memoria
superiore: è compresa tra 640K e 1024K, e include le routine di base
del sistema, per esempio il programma che prende il controllo all'accensione
del computer oppure la memoria video. Tuttavia queste routine non occupano
completamente la memoria superiore, in quanto esistono blocchi di memoria
liberi chiamati UMB (Upper memory blocks, blocchi di memoria
superiore). Si consiglia di utilizzare questi blocchi per caricarvi
programmi residenti o controllori di dispositivo: infatti, gli applicativi
"girano" nella memoria convenzionale e, dunque, quanto maggiore è
il numero di programmi caricati nei blocchi UBM, tanto maggiore è lo spazio
disponibile nella memoria convenzionale per eseguire le applicazioni
dell'utente.
Memoria
espansa: è un trucco per aumentare le prestazioni del sistema operativo
che, come si è detto, è nato col microprocessore 8086 in grado di gestire
non più di 1024K di memoria. La soluzione si basa sull'utilizzazione di un
blocco di 64K, chiamato page frame, situato all'interno della memoria
superiore, dunque entro i 1024K cui può accedere il DOS. In realtà la
memoria espansa è situata fuori della page frame, e il trucco
consiste nel copiare il contenuto della memoria espansa nella page frame
nella misura in cui ve ne sia bisogno, e compatibilmente con lo spazio di
64K disponibile. La tecnica è detta "commutazione di banchi di
prova" e consiste nell'utilizzo di un contenitore fisso (la page
frame) in cui si registrano dati differenti secondo le necessità.
Supponiamo che si debba accedere a 100K di dati situati nella memoria
espansa; in un primo momento verranno copiati nella page frame 64K, che è
la sua dimensione massima; in seguito, una volta letti tali 64K, si copiano
dalla memoria espansa alla page frame i rimanenti 34K perché possano essere
elaborati. In pratica la page frame funge da "ponte" tra la
memoria convenzionale e la memoria espansa.
1024 k
640 K
MEMORIA
ESPANSA
(PAGINE
LOGICHE DA 16K)
PAGE FRAME
(4
PAGINE FISICHE DA 16k)
MEMORIA
CONVENZIONALE
0 K
Memoria
estesa: è la memoria sopra i 1024K, ed ha dimensione diversa secondo il
tipo di microprocessore: per il 286 arriva a 16MB, mentre nei 386 e
superiori raggiunge i 4096MB. L'MS-DOS non può accedere alla memoria
estesa, tuttavia la maggior parte dei programmi
DOS
utilizza risorse e tecniche che consentono loro l'accesso. Per esempio, il
Windows e tutte le applicazioni Windows, utilizzano memoria estesa malgrado
siano programmi che lavorano in DOS.
Memoria
alta: è una piccola zona di memoria, della dimensione di 64K, compresa
tra 1024K e 1088K, ed esiste solo nei 286 e superiori. Questa memoria è
caratterizzata dal fatto che può essere raggiunta dal DOS malgrado sia
posta oltre i 1024K, e infatti vieneutilizzata per caricarvi il nucleo
del DOS, ossia le principali routine del sistema operativo che si incaricano
di elaborare gli ordini introdotti dall'utente: il grosso vantaggio
procurato dalla memoria alta è la liberazione di memoria convenzionale.
Naturalmente, quando esiste memoria alta, la memoria estesa inizia a partire
da 1088K, e non più da 1024K, e viene detta memoria estesa XMS.